martedì 29 agosto 2017

E poi eccolo, ALVARO AGUILAR ALDANA, un utopista con i piedi ben saldi a terra, molto concreto, sognatore ma cosciente del fatto che con i sogni non si mangia per cui bisogna agire.
49 anni, amico da più di dieci anni, persona fondamentale per la continuità dei nostri micro progetti in Guatemala.
ALVARO non è un dipendente del Comedor Infantil ma, come tutti noi volontari di AINS onlus, fa altro nella vita.
Si mantiene lavorando da più di 20 anni per una ONG degli Stati Uni...ti con progetti in tutto il mondo compreso il Guatemala. Per il Comedor Infantil lavora GRATIS e, secondo noi, lo fa anche bene perchè lavora con un gruppo di persone (GENOVEVA, DAMARIS, MARCY, ROSA, SILVIA, ZULMA, CLOTILDE, EMANUEL, RONAL) che quotidianamente fanno cose, sono presenti, insegnano, imparano CONTINUANDO A RIMANERE SOLIDALI FACENDO RETE TRA LORO E CON GLI ALTRI.
ENMANUEL GEOVANNY ACEVEDO SALGUERO è invece il figo della situazione (vista l'età se lo può permettere) e lo si vede dalla foto, d'altronde. MAESTRO DE MUSICA, 22 anni, sposato con una bambina. Chitarrista diplomato e amante della musica in generale oltre che del canto. Per lui migliorare il Comedor significa TENER LUGARES ESPECIFICOS PARA CLASES Y COMEDOR, YA QUE LAS AREAS SON LAS MISMAS Y ESO CREA INESTABILIDAD CON LOS NIÑOS (avere uno spazio solo per il laboratorio musicale perchè facendo scuola all'aria aperta, nel grande cortile, si crea un po' di confusione).
Ed ora è il momento della presentazione dei tre maschi che, in minoranza, danno il loro contributo importantissimo nel Comedor Infantil. Come avrete notato il Comedor è donna e in un paese machista come è il Guatemala, beh, è una grande cosa che tutto funzioni per merito quasi esclusivo delle donne che si occupano di educazione, salute, igiene, alimentazione, ecc,ecc,ecc.
Partiamo con RONAL ENRIQUE RAMIREZ LOPEZ.
E' proprio così come lo si vede in foto con questa faccia simp...atica e poi è giovane, tranquillo, timido. C'è, fa tantissimo nel Comedor occupandosi della farmacia, ma è come se non ci fosse. E poi è l'addetto alle piante, ai fiori della struttura che premurosamente innaffia tutti i giorni. Si, perchè il Comedor è bello anche perchè avendo un pozzo proprio non abiamo problemi di acqua e c'è tantissimo verde. RONAL ha 27 anni, si occupa della farmacia (DEPENDIENTE DE MOSTRADOR DE FARMACIA) e vorrebbe IMPLEMENTAR UNA AREA DE JUEGOS PARA LOS NIÑOS nel Comedor. Se avete bisogno di un farmaco, RONAL sa tutto.

lunedì 28 agosto 2017

Una dura giornata,ma divertente e utile, a El Bosque e poi il traffico a città del Guatemala per tornare a casa.

domenica 27 agosto 2017

Le collaborazioni sono fondamentali per poter dare un futuro a qualsiasi progetto, grande o piccolo che sia. E allora vi raccontiamo cosa il nostro referente Alvaro ha messo in piedi con gli amici de lla comunità di El Bosque dove si reca una volta al mese per seguire il progetto della clinica medica e infermieristica. Visto che loro a El Bosque producono caffè esportandolo anche in Italia tramite la Cooperativa Shadhilly di Fano, per incrementare il mercato locale ha deciso ...di comprarne 2 kg al mese da proporre ai ragazzi universitari che vengono tutti i sabati a studiare al nostro Comedor. Certo, una piccola cosa ma importante. Una scelta etica scegliendo caffè organico, equo solidale e locale al posto di quello delle multinazionali. Per la cronaca, una tazza di caffè costa 5 quetzales, poco più di 0,7O centesimi di euro mentre 1\2 kg di caffè El Bosque poco più di 4 euro.

sabato 26 agosto 2017

Ed ora, prima di passare a raccontare i maschietti (perchè ci sono anche loro al Comedor Infantil) permetteteci di presentarvi GENOVEVA AZUCELY PERALTA ARRIAZA, la prima assunzione in Guatemala della collaborazione AINS onlus-Asociacione Moises Lira Serafin.
39 anni (nata il 02 settembre 1977 El Rancho Barrio La Bomba), 1 figlio.
E' la Segretaria occupandosi di tante cose, lavorando in collaborazione con Alvaro, il nostro referente progetuale.
A lei piacerebbe, per migliorare il Comedor Infantil, EMPLEMENTAR UN LABORATORIO PARA REALIZAR EXAMENES, QUE LOS NIÑOS RECIBAN CLASES DE RELIGION.

giovedì 24 agosto 2017

E poi c'è SILVIA JUDITH GARCIA ARRIAZA, la cuoca.
Ma cuoca (ENCARGADA DE COCINA) vera che ci mette la passione in ogni piatto che cucina. SILVIA ha una grossa responsabilità: sta contribuendo a far crescere una generazione di bambini (spesso abituati a mangiare una volta al giorno) con cibi sani, buoni e giusti. 46 anni, sposata, tre figli. Alla domanda "Cosa si può fare per migliorare il Comedor Infantil?" pensavamo una risposta inerente al suo lavoro, invece ci ha sorpreso: IMPLEMETAR CURSOS DE RELACIONES HUMANAS, QUE SE LES DE A LOS NIÑOS PRINCIPIOS Y EDUCACION SEGLAR.
Brava SILVIA e grazie
Collaborazione tra progetti: abbiamo inviato una donazione di farmaci dal progetto "farmacia social 4 de Julio" alla ecoclinica di Coban che servirà a sostenere le Cure dei bimbi del Collegio Comunidad Esperanza, Rainbow Guatemala Project, Asociacion Siervo De Dios Moises Lira Serafin, AINS onlus

Noi di AINS onlus e Presi nella Rete ringraziamo Caterina Vetro, anima e testa del progetto Rainbow Guatemala Project perchè ha capito il significato della parola COLLABORAZIONE. Non è più tempo di disperdere energie e non ha nessun senso lavorare da soli. Occorre, invece, fare rete, fare gruppo, CONDIVIDERE per continuare a VIVERE. Il senso della nostra collaborazione è questo: noi abbiamo una farmacia sociale nata per dare la possibilità a chi non può, di acquistare farmaci perchè anche chi è povero si ammala e vogliamo che possa curarsi. Caterina ha una EcocCinica a Coban pensata, costruita e aperta per chi vive nella discarica e intorno ad essa e deve comprare farmaci. Cosa ha deciso di fare? Comprarli da noi perchè eticamente ha più senso investire denaro tra realtà che operano nel sociale piuttosto che darlo a gestori di private farmacie . E poi, a parità di prodotto, da noi comviene perchè si ha un risparmio del 20%. Grazie caterina della tua scelta e della tua idea di Cooperazione.




Lo dico subito: ROSA ELVIRA LOPEZ ORTIZ è timidissima. La conosco da 4 anni e avremo scambiato 4 parole (come normalmente si usa dire per rendere l'idea). E' timida e riservata anche perchè, alle spalle, ha una storia fatta di tanti vissuti che sarebbe bello, un giorno farci racconta.
49 anni, sposata, 3 figli.
Nel comedor è l'ENCARGADA DE LIMPIEZA ( la donna delle pulizie). Se il Comedor Infantil è così pulito e tenuto bene, beh, il merito è di ROSA e del suo impegno quoti...diano anche per far capire ai bambini che a terra non si butta niente (perchè poi qualcuno deve pulire) e che se si trova pulito non bisogna sporcare. Brevi e semplici regole del convivere insieme.
A ROSA piace stare con i colleghi di lavoro, con i suoi figli e suo papà.
Alla domanda "Cosa si può fare per migliorare il Comedor Infantil", risponde " creare un conservatorio di musica".
Massimiliano Alloisio, hai capito? Ci dai una mano per creare il concervatorio di Musica come dice Maria? Dai, oltre al tuo impegno per finanziare lo stipendio del maestro di Musica ci pensiamo?


Eccola ANA DAMARIS PICON VASQUEZ DE LOPEZ. l'Infermiera Comunitaria (ENFERMERA COMUNITARIA), una pedina fondamentale nel Comedor e un progetto voluto, desiderato, realizzato grazie ad alcune donatori che ci hanno credito, che ci stanno creadendo.
32 anni,sposata, 3 figli.
Per migliorare il Comedor Infantil si dovrebbe, secondo lei, ampliare e migliorare la farmacia, creare un'area d'osservazione dei pazienti con problematiche gravi e una sala d'attesa che non sia il giardino ...del Comedor infantil.
L'Infermiera Comunitaria ha un ruolo fondamentale in un contesto particolare come quello di una baraccopoli.
Si reca a casa degli anziani, parla, li osserva, li cura.
Educa la gente a stili di vita sani e previene, attraverso l'informazione, le malattie.
Piccola considerazione a margine: 

Il vero obiettivo non è di rispondere semplicemente a dei bisogni, ma di condurre, accompagnare chi esprime quei bisogni a non averli più, o a soddisfarli in autonomia. E' questo approccio a generare una vera spinta, sia in chi dà, sia in chi riceve.

Questo è ANA DAMARIS PICON VASQUEZ DE LOPEZ
 
"La parola d'ordine di qualunque azione,tanto più se è non profit, è sostenibilità. Un concetto che, in realtà, dovrebbe ispirare qualunque azione filantropica, per depurarla da ogni residuo paternalistico o demagogico e renderla davvero eficace a medio e lungo termine."
 
pagina 142- Filantropie-2017 Editori Laterza
 
 
Continua la presentazione delle donne che fanno funzionare il "Comedor Infantil-Casa 4 luglio".
Tocca a ZULMA PATRICIA AGUILAR ALDANA, maestra (MAESTRA DE REFORZAMIENTO ESCOLAR Y TAREAS DE LA ESCUELA) di 43 anni, da subito presente nel Comedor, da quando sono arrivati i primi bambini. Madre di due bambine ama, nel tempo libero, cucinare, preparare dolci, leggere, stare con le figlie e preparare i laboratori e i compiti per i bambini.
Alla domanda: Cosa si può fare nel Comed...or per migliorarlo, ha risposto che servirebbe un'aula in modo tale che tutti i bambini possano stare insieme perchè ora si sta all'aperto nel giardino del Comedor. Pazienza Zulma, appena terminato il MURO DELLA SOLIDARARIETA', può essere che riusciamo anche a costruire un'aula per i bambini.

 Zulma è importante come tutte le lavoratrici del comedor che nasce anche intorno al suo ruolo, educativo, perchè oltre a dare un pranzo ai bambini, da subito abbiamo voluto aiutarli nei compiti. Una delle caratteristiche del suo lavoro è la creatività. Grazie ZULMA da tutti noi.
I muratori sono piccolini piccolini. A fine settembre terminano il progetto si inaugura.
Continua la costruzione del MURO DELLA SOLIDARIETA'


MARCY ELIZABETH DE PAZ CHAW è la dottoressa del nostro ambulatorio che tutte le settimane, il sabato, viene a visitare e distribuire gratuitamente (per chi non può permettersi di pagare; per chi lo può fare, il costo della visita e dei farmaci è molto popolare) chi si presenta per un problema di salute. MARCY ha 30 anni, non è sposata ne fidanzata e non ha figli. I suoi passatempi preferiti sono guardare la serie televisiva NEFIX, leggere e stare con gli amici e la famiglia. Anche a lei abbiamo chieso cosa occorrerebbe fare per migliorare il lavoro all'interno del Comedor Infantil. Ecco la sua risposta: INICIAR UN LABORATORIO CLINICO, COLOCAR ARCHIVO EN FARMACIA PARA EXPEDIENTES Y UNA SALA DE ESPERA Y OBSERVACION. (Traduzione: avere la possibilità di eseguire esami ematologici per cui creare un piccolo laboratorio, avere un archivio nella farmacia per inserire le cartelle cliniche e i file, una sala d'aspetto e d'osservazione dei malati. Quest'ultima proposta significa fare un passaggio da piccola clinica medica a clinica con la possibilità di posti letto. Chissà se un giorno riusciremo a realizzare questo suo sogno).

Un progetto come il nostro, quello del Comedor Infantil "Casa 4 luglio", funziona grazie ad un lavoro di squadra, in Guatemala e a Pavia. Noi siamo due associazioni (Ains onlus e Asociacion Moises Lira Serafin) fatte di persone con la voglia di mettersi in gioco e soprattuto mettersi a disposizione degli altri come volontari e come dipendenti (il Comedor è un luogo che da subito ha creato lavoro). Iniziamo oggi il racconto di chi quotidianamente fa funzionare la struttura in ...modo che si conosca chi segue i nostri 40 bambini e i 25 anziani che tutti i giorni si recano al Comedor Infantil.
Un 'ennesima testimonianza concreta di quello che stiamo facendo.


Iniziamo con CLOTILDE MORAN MEJICANOS
63 anni, è nata il 25 giugno1954 (Oratorio Santa Rosa), madre di una figlia.
Al Comedor è MAESTRA VOLONTARIA DE MANUALIDADES intrattenendo i bambini,due volte alla settimana, con laboratori di manualità. E' lei che li educa al rispetto della natura organizzando piccoli ma importanti laboratori di riciclo della plastica (prima, tutti insieme a raccoglierla per le strade insegnando l'importanza del rispetto della natura che non va inquinata) e della seconda vita di materiali che, buttati, possono essere ancora utili.
Ecco cosa ha risposto a tre nostre specifiche domande:
Passatempo preferito?
Tutto quello che ha a che fare con la manualità tessitura e ricamo
Cosa le piace fare quando non è impegnata nel Comedor?
Aiutare mia figlia nella sua Tienda, nel suo piccolo negozio
Cosa si potrebbe fare per migliorare il Comedor Infantil?
IMPLEMENTAR UN CURSO DE MORAL PARA LOS NIÑOS Y NIÑAS (questo lo lasciamo in spagnolo)

lunedì 14 agosto 2017

Ho chiesto a Daniela Scherrer, amica, giornalista professionista e amante della scrittura, di regalarci un racconto breve partendo da una parola: BARACCOPOLI.

Buona lettura.

"Ricordava poco o nulla di quel giorno di agosto. Solo lo sguardo fugace di sua madre mentre lo stava mettendo tra le braccia di una donna dalla pelle bianca come il latte e dai capelli giallo sole. Aveva solo tre anni e i suoi occhi erano ancora troppo giovani e ingenui per capire che sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto la mamma. Quella vera. Perché da quel giorno sarebbe stata la donna bianca a chiamarlo figlio. Carlitos aveva passato notti intere a frugare nella sua mente per cercare altri ricordi. Mesi, forse anni in cui quando andava a dormire riviveva quell’intreccio di sguardi e braccia femminili che avevano segnato per sempre la sua vita. Senza che egli avesse mai potuto dire qualcosa. Due donne che avevano deciso al suo posto. Così pensava. Solo una parola era rimasta ben impressa nella sua mente di bambino. Baraccopoli. La donna bianca l’aveva pronunciata più e più volte mentre parlava forte con la sua mamma nera. Sembrava quasi una sorta di “parola magica” per giustificare l’addio. Di questo ne era convinto Carlitos, anche se non sapeva che cosa volesse dire. Ma il suo cuore di bambino, in qualche modo, aveva percepito che la mamma non si sarebbe mai separata da lui se quella parola non fosse rimbalzata con prepotenza tra le lamiere della sua casa e di tutte le altre ammassate e sovrapposte alla sua. Aveva giurato a se stesso che avrebbe studiato per arrivare un giorno a capire il significato della parola “baraccopoli”.


Dei giorni successivi alla sua partenza aveva ricordi molto confusi. Le carezze e i sorrisi della donna bianca, dolci e gentili ma in cui non riusciva a trovare l’affetto della mamma. Poi il lungo viaggio, in auto e in aereo, per arrivare a quella che sarebbe diventata la sua nuova casa. E ancora la febbre, i dottori, la stanchezza, quel senso di novità che stava in mezzo tra paura e scoperta.
Ma la vita, anche per Carlitos, aveva fatto il suo corso. La donna bianca era diventata sempre meno straniera e più madre. Anche perché –gli era stato detto- la mamma nera non lo aveva voluto, aveva cercato di disfarsene senza pietà e per fortuna la bella e brava signora bianca lo aveva salvato dalla morte. Con lei mangiava cose buone, si divertiva, aveva tanti giochi. Scopriva un mondo così diverso dalla polvere che aveva respirato e mangiato nei primi tre anni di vita. E quel mondo gli piaceva. Anche se forse non del tutto. Ogni volta che ripensava agli occhi di quella donna nera un velo di tristezza si impossessava di lui. La donna che lo guardava dolcemente mentre giocava coi rami dell’albero, con le formiche della terra, con le nuvole che vedeva rincorrersi nel cielo. Aveva solo tre anni, troppo pochi per capire il mondo ma abbastanza per sentirsi libero anche in una baraccopoli, laddove il niente diventa tutto, se condito con la fantasia di un bambino.


Carlitos intanto cresceva, si era fatto un bambino spigliato e intraprendente. A scuola era bravo. Non proprio il primo della classe, ma quasi. Non studiava tanto. Ma ascoltava tutto- Faceva domande e, se era il caso, teneva testa alle insegnanti. Finchà un giorno, studiando i contrasti tra ricchi e poveri, si parlò di Parigi e della sua “banlieue”: un tentativo di integrazione fallito miseramente e ridotto a ghetto della capitale francese. “E’ poco più di una bidonville –spiegò l’insegnante- quella che in Italia chiamiamo baraccopoli”.
Carlitos sentì il sangue gelarsi nelle vene. Da quanto tempo cercava il significato di quella parola ed ora, da dietro una cattedra, una voce come uno schiaffo gli aveva sbattuto in faccia la verità. “Città della spazzatura, delle baracche…”, la voce dell’insegnante si allontanava sempre di più e nella mente di Carlitos picchiava forte il rimbombo della parola pronunciata dalla sua mamma bianca. “Baraccopoli”, poi ancora “baraccopoli” e tante volte ancora “baraccopoli” mentre per l’ennesima volta si consumava nella testa e nel cuore del ragazzo lo scambio di braccia tra due donne.
Dunque era quella la colpa della sua mamma nera? Costringerlo a crescere in una baracca, in una città della spazzatura… per questo allora lo avevano portato via dalle sue lamiere ingarbugliate, ma anche dalle formiche, dalle nuvole e dalla sua libertà? Questa la risposta a una domanda che rimbalzava da anni tra mente e cuore senza dargli pace. La verità si era palesata a lui grazie a una parola: baraccopoli. Carlitos tornò a casa ed entrando in cucina affrontò la madre bianca: “Dimmi. Perché quel giorno mi hai strappato dalle braccia della mia madre nera? Perché non volevi che crescessi tra la polvere? Io amavo quella baraccopoli. E mamma amava me. Per questo mi ha dato a te, vero? L’avevi convinta che sarei stato meglio altrove”.
La donna bianca rimase pietrificata. In un istante comprese quello che per anni le era rimasto oscuro, accecata dal suo egoismo e dall’ansia di soddisfare la voglia di maternità. Non seppe fare altro che prendere la mano di Carlitos mentre due lacrime le rigavano il volto. Non aveva parole per spiegare.
Ma proprio in quel silenzio si compì la straordinaria maturazione del ragazzo. Carlitos riuscì a spegnere la rabbia e a comprendere che anche il gesto della madre bianca –seppur sbagliato- era stato solo amore nei suoi confronti.
Baraccopoli…. Laddove si consuma l’estrema povertà… Ma da quel giorno ogni volta che sentiva quella parola a Carlitos un angolo del cuore sorrideva. Là dove stava il ricordo del gesto d’amore di entrambe le sue mamme.

Santa Gertrudis ed il Progetto El Comedor

In Guatemala esiste un luogo non luogo, una baraccopoli dal nome Santa Gertrudis. Lontano migliaia di km dal nostro benessere. Nel Continente Americano, tra Messico, Belize, Honduras e Salvador. In questo paese latino americano si trova la comunità di cui stiamo parlando, a circa 90 km dalla capitale in direzione Chiquimula.
Il clima è secco e caldo. Il territorio è attraversato dal fiume Rio Motagua, che con suo procedere lambisce anche le periferie del villaggio prima di continuare la sua corsa verso l’Oceano Atlantico. L’ambiente naturale circostante, a differenza di gran parte del Guatemala, è abbastanza brullo e poco rigoglioso. Sullo sfondo domina la vista di imponenti montagne.
Perché vi racconto tutto questo? Semplicemente perché le circostante della vita e la sincronicità degli eventi mi hanno permesso di conoscere le persone che compongono la A.I.N.S. Onlus attiva sul territorio lombardo per aiutare i bambini di Santa Gertrudis affinché passano ricevere un concreto aiuto formativo ed abbiamo la possibilità di costruirsi un domani a dispetto della crudezza dell’ambiente in cui sono nati.

Come si diceva all’inizio, nell’aldea di Santa Gertrudis le condizioni urbane e socio-economiche sono caratterizzate da uno status di grande povertà. Le abitazioni, in cui vivono i nuclei familiari e tanti, tanti bambini, sono per lo più di legno, di piccola dimensione e senza acqua corrente. Molte sono ancora prive di luce elettrica. L’economia del luogo è fondata sulla sussistenza e sulla sopravvivenza quotidiana. Povertà e precarietà, sue aspetti dello stesso dramma.
Per fortuna però da oltre un anno esiste una luce di speranza in questo buio: esiste una bella e vivace realtà che ha il nome di El Comefor. Ogni giorno 35 bambini trovano in questo luogo un sicuro punto di appoggio. Inoltre, quotidianamente, centinaia tra bimbe e bimbi vi si recano per istruirsi ed apprendere le conoscenze necessarie per costruirsi un domani, un modello di vita migliore. Una piccola oasi in mezzo a tanta povertà. Un luogo dove A.I.N.S. opera e realizza, nel concreto, le proprie iniziative di solidarietà.
Un luogo di speranza…
Ecco perché vi ho raccontato tutto ciò, perché è di speranza che si deve alimentare la nostra azione quotidiana affinché tutti insieme si incida sul presente in modo tale da renderlo più confacente, per mettere le basi per uno sviluppo sostenibile che non metta nessun uomo sopra un altro, che generi un benessere diffuso e socialmente etico.
Non credi?
A.I.N.S. Onlus – Associazione Italiana Nursing Sociale

Tratto da: https://occhioprivato.wordpress.com/2017/02/05/santa-gertrudis-ed-il-progetto-el-comedor/
Scusandomi con Simona Lisi a cui rubo la foto della sua pagina facebook, mi è piaciuta tantissimo, vi disturbo brevemente per dirvi chi è l'artefice principale del progetto "Muro della Solidarietà": Vittorio Pini. Le cose belle vanno raccontate per cui è importante che si sappia che il progetto Muro della Solidarietà è merito, in Italia, principalmente di Vittorio che, rientrato dopo la permanenza presso il nostro Comedor Infantil, ha deciso di impegnarsi concretamente raccogliendo il denaro per finanziare il progetto. Di seguito pubblichiamo l'articolo apparso l'11 dicembre 2016 sulla Provincia Pavese dove Vittorio racconta il suo viaggio . Come sempre i progetti si realizzano se c'è un lavoro di squadra, per cui noi di Ains onlus ringraziamo Vittorio, gli amici dell'Asociacion Siervo De Dios Moises Lira Serafin i donatori e i muratori che stanno costruendo il Muro della Solidarietà.
Grazie e buona lettura


VOLONTARIO IN GUATEMALA PER AIUTARE I POVERI
Ex fisioterapista 69 enne per mesi all’estero con le associazioni di volontariato.
VOGHERA. Ha lasciato Voghera per seguire progetti rurali di agricoltura sostenibile nelle aziende biologiche del centro America, ma una volta giunto in Guatemala ha deciso di fermarsi in una struttura che aiuta i bambini poveri. Vittorio Pini è un 69enne massofisioterapista vogherese in pensione e da oltre una settimana si trova al Comedor Infantil di La Champa come volontario dell'associazione Ains Onlus di Pavia, che si occupa di emarginazione sociale in Guatemala.

«Rimarrò qui in tutto quindici giorni, poi proseguirò con le mie attività nelle aziende biologiche, ma questa è davvero l'esperienza più toccante del mio viaggio. Qui a La Champa molti piccoli e le loro famiglie vivono in condizioni terribili: ho visto l'estrema miseria e il degrado che attanaglia queste popolazioni, in un villaggio sulla principale arteria del Paese, tappa del notevole traffico verso il porto atlantico. La struttura si occupa delle cure mediche e ha uno spaccio alimentare».
Vittorio si presta a dare una mano su molteplici settori: «Collaboro a tutte le attività della routine quotidiana, dalle pulizie generali, alla preparazione del cibo per i circa 30 bambini che si fermano per il doposcuola. Ho lavorato come massofisioterapista, ora sto anche praticando un po' di terapia ad anziani bisognosi, impartendo ai loro famigliari alcune norme comportamentali. Condivido con le donne che frequentano il Comedor la preparazione di pizza, risotti e pasta all'italiana».

Un'esperienza a tutto tondo, in un contesto che regala emozioni e grandi soddisfazioni: «Grazie alle attività dell’associazione Ains diminuiscono drasticamente i bocciati e anche l'abbandono scolastico. E poi ci sono i benefici sulla salute: tra medicine e buona alimentazione, i bambini stanno davvero meglio». In attesa di ritornare a La Champa, l'avventura di Vittorio presto riprenderà, seguendo un altro progetto etico: «In America Latina pratico il woofing, ovvero lavoro in cambio di ospitalità in aziende che fanno agricoltura biologica. Sono stato a Cuba, poi in Messico a casa di un giovane amico di Pavia che vive a Mahalual, e dopo sono stato una ventina di giorni in Costa Rica. A metà dicembre mi sposterò in Argentina, a febbraio sarò in Cile nell'isola di Chiloé».

EL MUNDO CAMBIA CON TU EJEMPLO,NO CON TU OPINION