Pavia, Concetta Barbato lavora al S. Margherita: «Portate dai parenti perché gli ospiti non possono ricevere visite. È un conforto»
«Leggo le lettere agli anziani
Così si sentono meno soli»
Così si sentono meno soli»
Lei è Concetta Barbato, una delle tante infermiere
dell'istituto Santa Margherita di Pavia che durante il turno di lavoro
rinunciano alla pausa caffè oppure al termine vanno a timbrare e poi rientrano
come "volontarie".
L'obiettivo è quello di tornare tra le corsie, tra i
pazienti più anziani, e leggere loro le lettere che i parenti - soprattutto
figli o nipoti - consegnano al personale insieme ai cambi di vestiti. Una sorta
di ritorno all'antico, in tempi di messaggi e video-chiamate, ma che per gli
ospiti più anziani resta ancora il metodo più efficace e gradito. «Sappiamo che
è un momento difficile per chi è ricoverato da noi e sente in maniera
particolare la solitudine perché non può ricevere visite dei propri cari -
spiega Concetta Barbato - per questo
tutti noi infermieri cerchiamo in qualche modo di fare alcuni piccoli gesti in
più, per cercare di
dar loro conforto».
Ed ecco allora la possibilità di sedersi accanto al letto,
aprire la busta del parente e leggerne insieme il contenuto visto che spesso le
persone più anziane non riescono più a farlo da soli. E in quel contesto nasce
un rapporto di grande sintonia, apprezzato sia da chi si trova in un letto che
dai parenti all'esterno. «Spesso noi infermieri diventiamo anche il tramite tra
familiare e ospite della struttura - sorride - insieme alla borsa con i vestiti
si cerca anche un momento per scambiare due parole, per chiedere come sta la
persona, per raccomandarsi di dare una carezza o un bacio in questa lunga
assenza che pesa tanto su entrambi i fronti». L'opera di conforto passa
anche per gesti semplici. I figli chiedono agli infermieri di aiutare il
genitore ad accendere il cellulare o a metterlo in carica. E spesso insieme si
gioisce anche per il successo di una videochiamata in cui si riescono a vedere
e salutare i nipotini. «È dura per loro rinunciare ai momenti ludici, alla
messa, semplicemente a festeggiare un compleanno insieme - conclude Concetta -
ma grazie alla disponibilità dei fisioterapisti è rimasta questa attività,
svolta singolarmente nelle camere. La attendono con ansia, perché diventa
occasione anche per scambiare quattro chiacchiere».
D. Scherrer – La provincia Pavese.
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