martedì 26 febbraio 2019

[Lettera 10 dal Guatemala]


Lettera aperta a tutte quelle persone che credono che valga la pena investire in solidarietà

Mercoledì 23 gennaio alle 18 e 45, ora del Guatemala, sono ripartito per l'Italia passando da San Salvador e poi Madrid. Quelli trascorsi in Guatemala sono stati 10 giorni intensi nella loro prima parte e di ascolto nei successivi. Ascolto e meditazione su quello che abbiamo fatto e quello che manca ancora per chiudere il cerchio, poco, in verità. Quando abbiamo iniziato, il 4 luglio del 2012, avevamo in testa una cosa sola e molto semplice: dare la possibilità ad un gruppo ristretto di bambini della Comunità di Santa Gertrudis di poter pranzare decentemente almeno una volta al giorno. Poi, partiti, ci siamo resi conto che non bastava dare loro un pasto ma bisognava tenerli il più possibile lontano dalla strada e allora abbiamo deciso di investire in una maestra che potesse, attraverso il dopo scuola, tenerli all'interno della struttura qualche ora in più. Con la maestra ci siamo resi conto che il loro rendimento scolastico migliorava    (quasi tutti, quel primo anno, furono promossi) e allora ci siamo spinti un po' oltre con l'inserimento di una volontaria che insegnasse loro l'importanza della manualità messa a disposizione dell'ambiente riciclando carta e plastica. Ma non solo: c'era bisogno di altro e allora mettemmo in piedi il cineforum e il corso di musica. E se si ammalavano? Perchè non aprire un ambulatorio? Chiedemmo l'accreditamento al Ministero che ce lo diede e aprimmo anche una farmacia popolare grazie all'aiuto di Caterina e della sua organizzazione per essere d’aiuto anche a chi vive nella baraccopoli perchè non si ammalano solo i bambini ma anche i loro fratelli e i genitori. Ecco fatto, il cerchio lentamente stava prendendo forma. Ma a Santa Gertrudis, però, non ci sono solo i bambini. C'è una fascia della popolazione fragile che anche in Guatemala arriva sempre per ultima: gli anziani. E allora decidemmo di dare una mano anche a loro. Ne scegliemmo 26 e con loro iniziammo un percorso lento, ma importante. Due pranzi regalati al mese per poter stare con i 40 bambini e poi, quello che ci è sempre sembrata una bella idea: regalargli ogni mese una borsa di alimenti. Chi può lascia un contributo (una borsa contiene zucchero, riso, caffè, fagioli, olio, mais, margarina, pasta, ecc.) per un valore di 8 euro). Però si presentò un problema: dove li compriamo questi alimenti? Al supermercato? No, per carità!!!! Non lo facciamo a Pavia, lo facciamo qui in Guatemala arricchendo chi già lo è? Pensammo: e se all'interno del Comedor aprissimo una piccola tienda, un negozio dove vendere prodotti come mais, fagioli, riso, pasta e tutto quello che serve tutti i giorni compreso il caffè, lo zucchero e magari compriamo direttamente dal produttore by passando gli intermediari risparmiando anche un po’ facendo guadagnare chi produce? 


D'altronde lo facciamo a Pavia comprando a km zero!!!! Bene, partimmo perché solo iniziando si può sapere quello che poi succederà. Un successo. Addirittura gli anziani contribuivano con 10 quetzales al mese che veniva e viene tuttora investito nella struttura, nel Comedor e nelle sue attività perchè il povero, chi non ce la fa, ha comunque una sua dignità e vuole contribuire. Il cerchio, intanto cominciava veramente a chiudersi ma mancava ancora qualche cosa. Mancavano occasioni di autofinanziamento. Dovevamo pensare ad una progettualità in loco per non dipendere totalmente da noi, dai sostenitori italiani. Ecco allora che, lavorando lavorando quotidianamente e con serietà, poi alla fine si viene premiati. Ecco allora che un giorno si presentano al Comedor due persone, due professori universitari in cerca di spazi dove far studiare i loro alunni. Ecco allora che l'idea di Alvaro, di costruire a proprie spese un secondo piano rialzato con l'obiettivo di affittarlo come luogo di ritrovo e riunioni viene premiato. I due professori si informano, fanno domande per capire e chiedono se la struttura può ospitare 70 studenti tutti i sabati dell'anno perchè loro hanno tanti studenti e servono aule. Chiaramente in affitto. Chiaramente è un si accordandoci sul prezzo. Una fonte di autofinanziamento, questa, che ci costringe a migliorare ancora di più la struttura che dal lunedì al venerdi ospita i 40 ragazzi e poi, il sabato gli universitari. E poi c'è la dottoressa che il sabato visita e l'infermiera domiciliare e la gente comincia ad arrivare, il luogo vive. La nostra idea di luogo aperto sta prendendo sempre più forma. Il sogno si sta realizzando insieme alla preoccupazione di non farcela. ma poco importa perchè sappiamo che se si lavora bene, con impegno, responsabilmente e idee chiare si viene premiati e la gente lo sa ed è disposta ad investire, a crederci, quando glielo si racconta per chiedere aiuto. Bene, ora mancava poco per arrivare al termine del nostro ragionamento iniziato sei anni fa correndo veramente molto e sempre con un'attenzione particolare a non fare il passo più lungo della gamba. Arriviamo a gennaio dell'anno scorso, del 2018. Ad atterrare a Città del Guatemala stavolta siamo in sei: Giulia, io e 4 amici con la voglia di conoscere il progetto e fare un po' di turismo nel paese. Per affittare gli hotel risparmiando ci affidiamo a Booking. Intanto non ci accorgiamo che Alvaro osserva. Ritornati in Italia, tre mesi dopo, mi comunica di aver caricato sulla pagina di Booking le foto di tre stanze del Comedor e, come per magia, i primi viandanti arrivano. Prende vita un'altra occasione di autofinanziamento e chi arriva sosta in una struttura che sorge a 100 metri da una baraccopoli. Ma non è questo il punto, la questione: chi viene a dormire contribuisce a finanziarla e se vuole fare colazione può bere caffè prodotto nella comunità de El Bosque mangiando miele e marmellata del piccolo produttore. Insomma, una colazione all'americana bio o quantomeno solidale. Manca poco a tirare definitivamente le fila di tutto. Intanto parte la collaborazione con due realtà sociali italiane: Shadilly e la Giostra del Sorriso per mantenere aperto l'ambulatorio de El Bosque. 

Ad Alvaro chiedono di esserci come responsabile progettuale riconoscendogli il rimborso delle spese per andare avanti e indietro una volta al mese. Un'altra occasione di fare rete si concretizza e avanti piano ma sempre avanti. Però mancava ancora qualche cosa, il cerchio non si stava ancora chiudendo. E' vero, i 40 bambini che frequentano la scuola media ed elementare di Santa Gertrudis vengono, pranzano, giocano, imparano, stanno tra di loro, si divertono, imparano, solidarizzano ma, quando hanno terminato i tre anni delle scuole medie? Dove vanno? Che fanno? Ecco allora che si decide di fare domanda al ministero dell'educazione per essere accreditati ed aprire un collegio tecnologico che, se ci sono le condizioni e sarà un si, verrà chiamato Solidale. Il progetto viene presentato, l'amministrazione comunale vicina a Santa Gertrudis contribuisce alle spese dei documenti, c'è l'ok dell'ingegnere che dopo una verifica e l'equivalente di 600 euro dice che si può fare. Bisogna solo aspettare. Attesa che si interrompe a metà dicembre. finalmente si può partire con la campagna reclutamento studenti. la ricerca degli insegnanti e il 14 gennaio i primi 10 studenti iniziano il loro percorso scolastico. Finalmente il circolo si chiude. 
Ora non ci resta che continuare a lavorare e…abbiamo bisogno di tutti voi per continuare a rimanere solidali.

Nessun commento:

Posta un commento